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musicisti veneti, flautisti
Il flautista Mauro Martello

Intervista a Mauro Martello

Mauro Martello

  • Chi è Mauro Martello?
    Mauro Martello è un sognatore. Guardando indietro nel mezzo secolo che ho percorso, credo proprio di essere stato condotto, nelle decisioni importanti della mia vita, proprio dai miei sogni. È stato così quando, ai tempi della scuola media, ho deciso che mi sarebbe piaciuto suonare per sempre e così sognavo di essere su un palcoscenico, di scrivere musiche mie, mi vedevo addirittura direttore di una grande orchestra mentre mi infiammavo nei travolgenti crescendo delle sinfonie d’opera rossiniane. Da allora è sempre stato così, di sogno in sogno sono riuscito a fare della musica una parte importate della mia vita.
  • Delle sette note, quali sono le più difficili?
    Sicuramente quelle che devo suonare con persone con cui non sono in sintonia. Noi flautisti non suoniamo praticamente mai da soli, ma sempre in un ensemble, in un’orchestra o in una band. Il rapporto sereno e cordiale con i musicisti per me è una condizione irrinunciabile. Non reggo le persone che “se la tirano”. Certi atteggiamenti “fuori dalle righe” sono a volte accettabili sul palcoscenico perché possono far parte dello spettacolo, ma dietro le quinte e nei momenti di studio, la musica richiede umiltà e spirito di costruttiva collaborazione.
  • Che cosa esprime nella musica?
    Ogni brano musicale racconta una storia. La musica è un linguaggio assoluto, quindi le “storie musicali” sono difficili e a volte impossibili, da tradurre in parole. Nessuna lingua umana è così ricca da poter esprimere la dimensione di un brano musicale. Ogni volta che affronto una composizione o quando io stesso mi trovo a dover creare una melodia, non sento il bisogno di dover esprimere qualcosa, come un sentimento o un concetto. Mi immergo piuttosto a vivere quella particolare dimensione musicale che il brano stesso mi fa vivere. Percepisco il susseguirsi delle note che escono da mio strumento e le particolari armonie che si creano con i musicisti che mi suonano accanto, come il dipanarsi di un racconto che, con i miei interventi, posso enfatizzare o comunque modificare. Ogni volta è un’avventura diversa.
  • Quali sono i suoi miti e maestri?
    Dato che sono un flautista, riguardo al mio mito non ho dubbi: è il Pifferaio di Hamelin! Per i maestri, la cosa è un po’ più complicata, perché io ho davvero percorso molti generi musicali: la musica classica tradizionale, la musica antica su strumenti d’epoca, la musica etnica su strumenti di assoluto fascino come il duduk armeno, il rock progressive… Per non far torto a nessuno cito solo Guido Novello, il mio professore di flauto al Conservatorio di Venezia, tutto è partito da lui.
  • Lei capisce di più un pubblico ristretto d’intenditori o di massa in uno stadio?
    Sicuramente preferisco un pubblico attento e competente. Ho suonato in grandi piazze gremite, ma mai in uno stadio. Detesto, come pubblico, i mega concerti negli stadi. In queste situazioni la gente salta, balla, canta… ma non ascolta. Musica e stadio non vanno d’accordo. Detto questo, mi piacerebbe moltissimo suonare in un mega stadio affollato all’inverosimile con il pubblico che canta, balla e salta.
  • Quali sono i suoi interessi oltre la musica?
    Sono affascinato dalla pittura, in particolare da quella rinascimentale. Da sempre poi mi piace studiare astronomia, anche se il mio piccolo telescopio si sta impolverando in un angolo della mia casa da troppo tempo. Mi piace correre. Appena posso indosso scarpe e pantaloncini e via! Confesso però che ho smesso da tempo di nutrire velleità da vero runner…
  • Che cosa ama della vita?
    Amo le cose semplici. I momenti di serenità con gli amici. Il progetto di una pizza in compagnia già mi rende felice.
  • Qual è la sua città preferita?
    Io abito a Mestre da sempre e a pochi chilometri da me c’è Venezia, che per me è il posto più bello del mondo, ma anche se spesso ho il bisogno profondo di ritornare in quel Luogo Magico (permettetemi la citazione del titolo di un brano dedicato proprio a Venezia e che farà parte del prossimo disco degli Opus Avantra), la città in cui vorrei vivere è Milano. Ogni volta che ci torno, ho la sensazione di essere nel posto giusto per realizzare tutti i progetti.
  • Quali sono i suoi progetti futuri?
    Ho da poco realizzato un cd con musiche mie e di cui sono molto soddisfatto e che s’intitola “Sul punto di essere altrove”. Oltre a promuovere questo mio disco, sto portando in giro un mio spettacolo teatrale e musicale che s’intitola “Lectio Brevis”, un lavoro satirico sulla scuola italiana. Punto molto poi sugli Opus Avantra di Donella Del Monaco, di cui mi onoro di far parte. Con gli “Opus” sta per patire una collaborazione con i più grandi gruppi del “progressive” storico italiano. Un altro progetto fortunato è il Lincoln Quartet, un gruppo che ripropone le musiche dei mitici Jethro Tull con l’intervento, nei concerti, di alcuni elementi stortici della formazione. Tentare di “clonare” Ian Anderson mi diverte immensamente. È vero… dai miei progetti futuri mancano riferimenti alla musica classica. Me ne dispiace? Forse no. Non troppo.
  • Lasci un messaggio al pubblico di Marca Aperta e Radio Conclas…
    Vi invidio un po’… vivete in una bellissima città molto vivace anche dal punto di vista culturale. A Treviso si mangia benissimo. Avete solo un difetto: lo spritz proprio non lo sapete fare!

Redazione

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