Home / Rubriche / Interviste / Intervista a Loris Furlan
loris furlan, lizard records
Lizard Records Intervista a Loris Furlan

Intervista a Loris Furlan

LORIS FURLAN

Il disco come uno scrigno magico.

In esclusiva l’intervista al produttore Loris Furlan che ci parla dell’etichetta Lizard Records e della sua perenne fame di musica.

 

  • 1. Chi è Loris Furlan?

Potrei risponderti in tanti modi, ma volendo contestualizzare la mia persona e Lizard Records il ritratto forse migliore è quello di un ragazzino che comprava dischi negli anni 70 quando aveva 12-14 anni, di nascosto dai genitori perché ritenevano fossero soldi buttati, pensando tuttavia che sarebbe stata un’infatuazione giovanile, passeggera. Invece, anche adesso, passati i 50, continuo a “nutrirmi” di musica, di dischi, con lo stupore di quel ragazzino che ancora ama ancora scoprire nuove storie musicali. Solo che adesso ho anche il piacere di provocarne di mio, di proporle e di condividerle. Per inciso: non è detto che i miei genitori, in particolare mia madre, dalla loro prospettiva fossero in torto. Ma evidentemente quando si ha una certa propensione, non la si può negare. Sarebbe come negare sé stessi, e non sarebbe nemmeno salutare.

  • 2. Perché hai scelto la professione di produttore discografico?

In verità l’attività della Lizard è dentro il contenitore formale di un’associazione culturale, dunque non una professione. E del resto in zona underground non campa di musica quasi nessuno. Si fa per passione, per amore di certa musica. La musica è un linguaggio universale, che può arrivare ed emozionare ovunque e chiunque, superando barriere e pregiudizi. Mi ha sempre affascinato l’idea di un disco, vinile, CD o altro (con una certa riserva sul viatico digitale, che pure aiuta a divulgare) come di uno scrigno magico, sin dalla copertina, ma ancor più, ovviamente, dal contenuto sonoro, capace di scaturire un mondo di emozioni. E questa idea è rimasta, anzi consolidata, nel tempo.

  • 3. Quando è nata la Lizard Records e perché hai questa linea editoriale?

Il marchio Lizard Records è nato nel 1996, come side-label di Pick Up Records, negozio ed etichetta di Bassano con cui avevo cominciato a collaborare pochi anni prima. Poiché si trattava di una linea editoriale legata strettamente alle mie scelte e che finiva per stridere con determinate esigenze commerciali, nel 1998 è diventato una label autonoma, con una propria identità, volta a valorizzare intrinsecamente la creatività più autentica, la ricerca, la sperimentazione. Ripeto: in definitiva è un modo di essere, che verrebbe fortemente condizionato nel momento in cui ci si deve piegare a dei compromessi. Ciò non significa non essere consapevoli di quale musica possa possedere una maggiore fruibilità rispetto a quel che ha una natura radicalmente di nicchia. Ma l’autenticità, l’amore per certa musica “altra”, sono da sempre elementi fondamentali nel contraddistinguere il percorso della Lizard

  • 4. Dove sorgono i tuoi gusti musicali?

Quando mi chiedono della Lizard mi è solito parlare metaforicamente dei tanti viaggi, dei tanti incontri, continua fonte di conoscenza e di arricchimento. In questo senso la musica è stata, ed è tuttora, un grande, fantastico laboratorio, che mi ha consentito di ampliare i miei orizzonti, praticamente senza delimitazioni. Poi è naturale avere un certo background, che nel mio caso è transitato dal’hard-rock degli anni ’70 al metal degli ’80, e poi, in divenire, al progressive, alla psichedelia, alla canzone d’autore, ad una certa avanguardia e sperimentazione, dalla contaminazioni jazz-rock, al post-rock, e altro ancora. E forse la mia emozione più grande scaturisce ancora quando mi imbatto in qualcosa di trasversale, che non sia figlio prettamente derivativo di un genere o di certi clichè.

 

  • 5. Come ti poni sul mercato discografico?

Come già spiegato precedentemente, il mercato non è per me una priorità. Quando scocca una scintilla speciale per un determinato progetto, il mercato non entra affatto nei mie pensieri. Ma so al contempo quando un disco può avere un certo appeal rispetto a quello che troverà inevitabilmente delle maggiori difficoltà. Del resto ormai si vende poco anche di ciò che è più mainstream, per le ragioni ormai note. Alla Lizard basta vendicchiare per poter galleggiare e sopravvivere. Il nostro compito è produrre e proporre dischi con intento sostanzialmente promozionale, scambiando anche con etichette argentine (grazie all’amico musicista Aldo Pinelli da Buenos Aires), brasiliane, messicane, russe e svedesi: pochi numeri, ma la soddisfazione di far arrivare fisicamente i nostri dischi nel mondo. Poi ci pensano i nostri distributori, i vari BTF, Pick Up. GT Music, MaRaCash e l’americana Syn-Phonic a farli muovere. Pochi numeri anche lì, ma la gioia dei “nostri gruppi” di vedere il loro disco in vendita in un noto negozio giapponese è già impagabile. Per loro e per la nostra condivisione,

  • 6. Che cosa ha di difficile un’etichetta indipendente?

Quel che è difficile e faticoso preferirei lasciarlo da parte. Vorrei sempre poter tenere in vita l’aspetto emozionale e giocoso della nostra attività. Ma imprescindibilmente c’è anche qualche fardello da portarsi appresso, il tanto tempo dedicato, tener vivi i tanti contatti con gruppi, riviste, fanzine, radio. Tutto molto stimolante, ma anche impegnativo. E’ difficile organizzare anche dei piccoli concerti per le ristrettezze primariamente culturali che conosciamo. Ma sono altre piccole sfide che possono darti in cambio delle soddisfazioni. Meno divertente è la parte amministrativa, necessaria per modesta che sia, A riguardo vorrei menzionare chi mi aiuta preziosamente: Fiorella Val (mia moglie) che si occupa soprattutto di spedizioni e della logistica in genere, Nunzio Cordella (gestore del Lizard Facebook e di certe dinamiche promozionali), Roberto Menegon ed Egidio Marullo, nostri grafici di fiducia. Egidio è pure un pittore di notevole valenza artistica, che talvolta mette a disposizione delle sue opere per le copertine di nostri CD. Tutti aiuti importantissimi.

 

  • 7. Hai altri interessi oltre la musica?

Quando si vive la musica a 360 gradi si innescano fisiologicamente altri interessi. Capita così di scoprire territori e culture diverse e uniche, com’è stato per il Salento, vissuto in qualche modo dal di dentro grazie all’amicizia nata con gli Aria Palea e altre realtà pugliesi. Così pure la Sicilia, grazie all’amicizia con Bruno Rubino dei Fiaba e altri ancora. Musica vuol dire anche poesia e letteratura, ad esempio il reading dei Nema Niko con cui ho condiviso alcuni miei scritti. Dunque anche teatro e cinema (a Tim Burton è stata dedicata la festa Lizard al Bloom di Mezzago nel 2011) non possono essere immuni da connessioni e interazioni, che da sempre fanno parte dei miei interessi. Del resto già rubo un bel po’ di ore alla notte per le faccende musicali davanti al pc, e non rimane molto dopo aver sottratto quelle del lavoro retribuito (che nulla ha a che spartire con la musica) e quelle dedicate alla famiglia.

  • 8. Quali sono le tue più belle soddisfazioni professionali?

E’ difficile pensare a una sorta di graduatoria: al di là delle soddisfazioni “ufficiali” come quando la Lizard è stata premiata come “etichetta dell’anno” (nel 2007) da Progawards, i premi per i dischi di Spirosfera, Aria Palea, Tom Moto, Garden Wall, Nichelodeon, Lamanaif, ecc., preferisco mettere assieme tante piccole-grandi soddisfazioni: come aver avuto come ospiti alla festa Lizard musicisti come Ares Tavolazzi, Paolo Tofani, Walter Calloni, aver scovato e collaborato con un  mito dell’underground dei seventies italiani come Paolo Carelli dei Pholas Dactylus, aver dato appoggio ai cileni Akineton Retard ed Exsimio nel loro tour italiano ed europeo, essere dal 1998 parte organizzativa della rassegna emiliana “Omaggio a Demetrio Stratos” ideata dall’amico Raffaello Regoli, che fu amico di Demetrio. Di recente stiamo raccogliendo delle belle soddisfazioni col disco “The Painkeeper” dei pisani Eveline’s Dust , con i bolognesi Feat.Esserelà che vincono concorsi un pò ovunque, con i lodigiani Sintonia Distorta premiati per il loro video. Ma sono tanti i momenti e le persone che vorrei menzionare e abbracciare idealmente, e finirei comunuque per dimenticare qualcuno.

  • 9. Hai qualche pensiero da lasciare ai giovani che intraprendono la carriera di musicista?

Non è semplice poter rispondere a questa domanda, perché viviamo una realtà distorta, omologata, anestetizzata, sradicata dai valori primari del nostro essere. Paradossalmente oggi ci sono molti più musicisti di 20-30 anni fa, ci sono ovunque delle scuole di musica (è logica conseguenza nella grande era dei consumi), ma manca una vera cultura della musica, quella che dovrebbe dare una voce vera a urgenze creative ed espressive. Oggi si rincorrono quasi esclusivamente miti di celebrità e denaro, e questo non può che favorire il fenomeno delle cover-tribute-band, gli orribili talents, e musica per lo più scimmiottata o da popolar intrattenimento, che a volte può essere godibilissima e rispettabile, ma ormai ha estromesso inesorabilmente l’amore più profondo per la musica, il suo volto più viscerale ed artistico. Allora quel che vorrei dire a dei giovani che si approcciano come musicisti è di non cercare di essere qualcuno perché la musica non è competizione o arrivismo (che poi finisce per generare delusioni e frustrazioni), ma semplicemente di cercare sé stessi attraverso la musica che vorranno suonare, di sapersi emozionare nel modo più sincero. Se poi si tratterà di qualcosa di particolarmente originale (e si sa che non è una sfida facile, non da tutti) ben venga, se invece si tratterà di risuonare i Beatles ben venga lo stesso. Che sia fatto sempre con gioia e con amore. Non ultimo vorrei dire con decisione ai giovani musicisti: “ascoltate tanta musica diversa, siate curiosi, ascoltate anche gli altri gruppi, andate ai piccoli concerti underground, e non solo a farvi depredare dai grandi concerti che vedete (si fa per dire…) ammassati come pecore a costi esorbitanti. E’ fondamentale, anzi vitale, anche per voi stessi”.

 

  • 10. Quali sono i progetti futuri della Lizard Records?

I progetti non mancano mai. Cimentarsi in nuove esperienze, nuove avventure fa parte dello spirito curioso e instabile della Lizard. In Gennaio pubblicheremo il secondo album a tinte prog-folk dei genovesi Ancient Veil, che di fatto sono gli autori del primo disco degli Eris Pluvia del 1991, apprezzatissimo in quel momento tra gli ’80 e i ’90 definito in qualche modo di rinascita del fenomeno progressive-rock. Sempre in Gennaio usciremo col primo disco dei fiorentini Nora Prentiis, notevole crocevia tra jazz-prog/post-rock. Entro Aprile pubblicheremo il nuovo disco dei trentini Supercanifradiciadespiaredosi, un trio di matti irrefrenabili dal groove travolgente. Vorrei citare anche il terzo disco, in cantiere, dei trevigiani Antilabè. Un concept davvero speciale, intitolato “Domus Venetkens”, ispirato alla storia antica del popolo veneto, arrivato a stabilirsi nelle nostre terre dopo un lungo tragitto. Ma più del popolo veneto, se posso usare leggerezza ed ironia, il viaggio della Lizard non diraderà le proprie escursioni verso altri approdi, verso nuove condivisioni, nuove scoperte, nuovi orizzonti.

Redazione

Avatar photo

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*