Il 14° album in studio di Leonard Cohen, You want it darker, assomiglia ad un ambiente incontaminato, un ultimo testamento, la consapevole conclusione di una indagine sulla vita, durata una vita.
Leonard Cohen, per tutta la sua vita, ha sempre tenuto un atteggiamento ambiguo su amore e spiritualità, sulla carnalità, fino ad arrivare ad una illuminazione. Una illuminazione che lo ha portato ad una nuova dimensione, non più spirituale, ma basata sulla mortalità della carne: “Sto lasciando il gioco / sono fuori dai giochi / Non conosco la gente / all’interno della tua immagine “. Si lamenta così infatti Cohen, nella dolorosissima “Leaving the Table” al suon di un lento e minimale waltz.
Il viaggio della vita
La vita, l’amore, il viaggio e la morte sono i temi di You want it darker, che, oltre ad essere il titolo del disco, è anche la canzone più emozionante e spirituale dell’intero album (forse ancor più di Hallelujah).
Ma attenzione, l’album non vuole essere un commiato al mondo e non c’è alcuna traccia di rassegnazione. C’è accettazione del proprio destino umano. Nella bellissima traccia che intitola e apre l’album infatti Cohen scandisce con solennità “I’m ready my Lord” (Sono pronto, Mio Signore) intonando, con uno scatto che interrompe il mantra della canzone, le parole “Hineni, hineni” che la Genesi attribuisce ad Abramo in risposta ai richiami di Dio.
Dello stesso livello Travelling light, storia di un viaggio alla ricerca di qualcosa che si conclude con la gioia della solitiudine. Tra le canzoni più ispirate, c’è sicuramente On the level, un pezzo straordinario che parla dei desideri passionali visti con gli occhi di una persona anziana. Chiude il disco un’ispirata versione per archi di Treaty, dove un Cohen arrabbiato e stanco, chiede a Dio, un patto d’amore “I’m angry and I’m tired all the time/I wish there was a treaty /Between your love and mine”.( Sono arrabbiato e stanco allo stesso tempo / Vorrei ci fosse un patto / Tra il mio amore ed il tuo). Unanime il giudizio della critica musicale mondiale: capolavoro. Purtroppo l’ultimo.
You Want It Darker è un album straordinario. È straordinario perché è poesia sonora, un racconto diviso tra vita e morte, tra meditazioni e pensieri che lo rendono un “album sacro”.
Un, purtroppo ultimo, capolavoro.